A Candiolo una famiglia di famiglie

logoLa casa di accoglienza “La Madonnina” è diventata una “famiglia di famiglie”. Non è nata con un progetto a tavolino. Tutto è iniziato nel 1999, quando abbiamo saputo che una famiglia dormiva in macchina. Nel vicino ospedale IRCC c’era un loro parente ammalato. Abbiamo incominciato ad accogliere i parenti in alcuni alloggi, ma ben presto le richieste sono aumentate. Ho incontrato il cardinale Severino Poletto e gli ho presentato la situazione chiedendogli se era possibile costruire una casa di accoglienza. Mi ha detto di sì ed ha stabilito di dare una consistente quota dell’8 × 1000 diocesano: 650 milioni di lire.

Il progetto realizzato dal compianto ing. Renato Bressan, dopo un iter burocratico piuttosto complicato, ha permesso la costruzione della “Madonnina”.

Nel 2007 abbiamo inaugurato la struttura. Dal 1999 ad oggi abbiamo conteggiato 125.000 pernottamenti.

Poco prima del covid c’è stata una impennata delle presenze: le 27 camere (con 54 posti letto) per qualche mese sono state occupate da 60-80 persone contemporaneamente.

Un segnale per farci capire che bisognava pensare ad un allargamento. Ne ho parlato con l’arcivescovo Cesare Nosiglia che, dopo aver visitato alcune volte la casa, ha dato il suo consenso.

I lavori, grazie anche ai consigli diocesani (affari economici e revisori dei conti), sono iniziati.

Ringrazio vivamente l’ing. Fiorenzo Maina che, gratuitamente, ha progettato l’ampliamento e ne segue i lavori. La pandemia ha rallentato i lavori e fatto aumentare i costi. Nel frattempo l’arcivescovo, pensando al futuro, ci ha suggerito di collegarci con la Caritas diocesana: ci siamo subito attivati e, grazie al fattivo intervento del Dott. Dovis, abbiamo potuto chiedere alla CEI perché ci aiutasse con l’8 per 1000.

L’anno scorso, la CEI ha donato 450.000 € dell’8xmille per l’innalzamento della casa.

Le ONLUS sono diventate Enti Terzo Settore.

Abbiamo fatto le pratiche e adesso ci chiamiamo FONDAZIONE LA MADONNINA DI CANDIOLO E.T.S. Siamo stati contattati dalla fondazione MARIO E OFELIA MARTOGLIO per verificare la nostra disponibilità ad accogliere anche malati e parenti provenienti da altri ospedali di Torino e della cintura. Anche con altre patologie. Ovviamente, sentito il parere della Caritas e della Diocesi, abbiamo detto di sì. Il 2 ottobre 2022 abbiamo reso noto alla comunità di Candiolo questo “matrimonio” tra la parrocchia che ha costruito la Casa di Accoglienza e la fondazione Martoglio.

Stiamo iniziando pertanto la terza fase della vita della nostra casa.

  1. foto lav ampliam sett 2022 PiccolaLa prima fase è stata l’accoglienza tra il 1999 e 2007. In questi anni è nato il gruppo dei volontari: siamo ora 150 persone.

  2. La seconda fase è stata l’accoglienza alla “Madonnina”. Abbiamo organizzato i volontari in 12 gruppi, ognuno con due responsabili seguiti parzialmente dal sacerdote e sistematicamente dalla responsabile della casa.

  3. La terza fase inizia ora. Dobbiamo pubblicizzare la nostra disponibilità ad accogliere i parenti e malati da altre strutture ospedaliere. Di questo si occuperà il consiglio direttivo (cinque persone). Ovviamente il numero dei volontari deve crescere. Ad esempio è necessario che alla reception siano sempre presenti, giorno e notte, due volontari. anche la navetta che collega la casa con l’IRCC sarà fra qualche mese insufficiente. Dobbiamo infatti rivedere anche il collegamento con gli altri ospedali. Cerchiamo altri 100 volontari.

Parenti e malati arrivano da tutte le regioni d’Italia, compreso il Piemonte. Ad oggi sono state presenti alla casa anche persone provenienti da 28 paesi dell’estero.

Proprio in questi giorni una giornalista di “Sovvenire”, la signora Manuela Borraccino è venuta assieme al fotografo Daniele Chatrian: grazie a loro è stato realizzato un breve video nel quale vengono intervistati volontari, il sottoscritto, alcuni parenti e malati, un medico. L’indirizzo nel quale si può trovare il video è il seguente: https://www.unitineldono.it/le-storie/a-candiolo-speranza-per-i-malati-e-le-loro-famiglie/

Nei prossimi mesi faremo una formazione sistematica con gli attuali ed i futuri volontari: dobbiamo precisare le motivazioni che ci portano a donare il nostro tempo, lo stile che dobbiamo avere, le conoscenze pratiche di ciò che avviene alla casa. Dobbiamo inoltre migliorare il nostro modo di comunicare con gli ammalati ed i loro parenti. Non tutti i volontari sono credenti, l’importante è che ogni volontario non sia bravo solo alla Casa di Accoglienza, ma anche in casa propria.

don Carlo Chiomento

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